The universe of Keith Haring

di Alessandra Pozzati

Un universo fatto di disegni, quei disegni che lo rendono immediatamente riconoscibile anche agli occhi dei meno esperti: è questo “The Universe of Keith Haring”, il mondo dell’artista americano raccontato nel bellissimo film-documentario di Christina Clausen.

Presentato tra il 2007 e il 2008 in alcuni dei più prestigiosi film festival del mondo e disponibile in un cofanetto (libro + dvd) della collana Fealtrinelli Real Cinema, “The Universe of Keith Haring” dà voce ai ricordi di coloro, celebri e meno noti, che hanno conosciuto l’artista americano e che con lui hanno condiviso la sua avventura nel mondo dell’arte: il padre, la madre e le sorelle, ma anche l’amico di sempre Kermit Oswald, gli artisti Kenny Scharf, Yoko Ono e David Lachapelle, il gallerista Toni Shafrazi e molti altri.
Ad arricchire il film contribuiscono anche le interviste fatte allo stesso Haring da John Gruen, suo biografo ufficiale e curatore insieme a Christina Clausen del volume che accompagna il dvd, “L’arte è per tutti”, una raccolta di alcune delle più significative interviste presenti nel documentario.

Basta guardare poche linee per riconoscere il tratto inconfondibile di quel ragazzo nato nel 1958 in Pennsylvania e vissuto nella piccola cittadina di Kutztown, troppo piccola per chi come lui avrebbe travolto il mondo con la propria arte, fino a diventare uno degli artisti più noti della seconda metà del XX secolo; fu però proprio a Kutztown che tutto ebbe inizio, quando da bambino con il padre inventava e disegnava personaggi dei fumetti e con il compagno di scuola Kermit Oswald si incontrava, non per giocare o andare in bicicletta, ma per disegnare.
Disegnare, disegnare sempre, disegnare ovunque, quasi come un’ossessione; disegnare per la sorellina Kristen, di dodici anni più piccola di lui, trasferirsi a Pittsburgh per diventare grafico pubblicitario, salvo poi capire che non sarebbe stata quella la sua strada e partire alla volta di New York, tappa obbligata per chiunque volesse provare a ritagliarsi uno spazio nel mondo dell’arte e dove lo aspettavano la School of Visual Arts, Andy Warhol, i graffiti e la celebrità.

A New York trovò un successo travolgente, un successo tale da condurlo nel giro di pochi anni a ottenere riconoscimenti internazionali e a portare la propria arte in giro per il mondo: dai pannelli pubblicitari vuoti della metropolitana riempiti clandestinamente con i suoi omini stilizzati, alla prima mostra da Toni Shafrazi, dall’amicizia con Jean Michel Basquiat al viaggio in Giappone, passando per l’Australia, l’Inghilterra, la Francia, il Sud America, l’Italia. Un successo immediato e planetario. Purtroppo New York sul finire degli anni Ottanta non fu solo il paradiso degli artisti, ma fu anche l’inferno a causa della diffusione dell’AIDS, una malattia allora poco conosciuta che cambiò radicalmente il modo di vivere della gente e che portò via con sé tragicamente molte persone. È infatti la precoce scomparsa di Keith Haring, morto a soli 31 anni nel 1990 per complicazioni legate all’AIDS, a concludere il racconto di “The Universe of Keith Haring”, ma non a porre fine al travolgente successo di pubblico che le sue opere hanno sempre incontrato e continuano ad incontrare: una maglietta, una pin, uno dei gadget del suo Pop Shop, sono tutti frammenti di quell’universo che Haring ha costruito perché tutti potessero farne parte,perché, come amava dire lui stesso “L’arte è per tutti”.


Christina Clausen
The Universe of Keith Haring
Feltrinelli Real Cinema
Dvd + libro € 15

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