Riflettiamoci

Scade il 26 LUG 13

La ricerca artistica di Michelangelo Pistolletto muove i suoi passi dalla ricerca condotta attorno all’autoritratto, visto dall’artista come unica possibilità di vittoria nella disputa che imperversava nei primi anni Cinquanta tra figurazione e astrattismo. Il ritratto viene concepito come il soggetto più adatto a concretizzare il bisogno di esprimere particolari sentimenti e situazioni della condizione umana, argomento più vivo e scottante di ogni tempo (a detta dell’artista stesso). Nelle prime opere quello che emerge è il tentativo da parte della figura rappresentata di appropriarsi di una propria dimensione e di un proprio spazio:

il mio problema, il mio dramma erano già lì, dichiarati: una gabbia di vetro impenetrabile, in cui l’uomo viveva in uno stato talmente drammatico da essere soffocato, da non aver voce e spazio. Era un uomo bloccato, braccato, malato, distrutto, angosciato, splendidamente dipinto ma, in questo stato, terribilmente isolato

Da qui la volontà di creare una relazione tra dipinto e spazio, inizalmente circoscritto dal limite fisico della tela. A partire dagli anni Sessanta Pistoletto colloca i suoi autoritratti su sfondi dorati e neri diventando lentamente consapevole della loro capacità specchiante

“il vero protagonista era il rapporto di istantaneità che si creava tra lo spettatore, il suo riflesso e la figura dipinta, in un movimento sempre “presente” che concentrava in sé il passato e il futuro tanto da far dubitare della loro esistenza: era la dimensione del tempo”

Abolita qualsiasi divisione fin ora esistente tra estreno ed interno, opera e spettatore, l’approdo ai quadri specchianti sembra la naturale conclusione di questo percorso di crescita e ricerca artistica. I soggetti, ora immortalati dall’occhio oggettivo della macchina fotografica, vengono serigrafati su lastre di acciaio inox lucidate a specchio. Il risultato è che l’osservatore, passando davanti alle opere, ne diventa parte integrante. Lo spettatore riconosce la propria immagine riflessa dallo specchio come immagine di sé staccata dal sé, come doppio, rappresentazione e segno del proprio essere. Questo genera un gioco di opposizioni e scambi tra l’immagine di natura fotografica e ciò che avviene nello spazio virtuale generato dalla superficie specchiante: l’una statica l’altra dinamica, l’una assoluta l’altra relativa, l’una bidimensionale l’altra tridimensionale e così via.

Riflettiamoci. Michelangelo Pistoletto
STUDIO GUASTALLA
via Senato 24, Milano
lunedì – sabato: 10.00-13.00 / 15.00-19.00
http://www.guastalla.com
http://www.pistoletto.it

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