Pamuk, Amore musei ispirazione

Il Museo dell’innocenza di Orhan Pamuk a Milano

Amore, musei, ispirazione è il titolo prescelto per la mostra di Orhan Pamuk, accolta al Bagatti Valsecchi fino al 24 giugno. Questo titolo riassume lo spirito dell’intera esperienza museale dell’autore che culmina nella ricostruzione di una parte del Museo dell’innocenza, qui a Milano.

Galleria delle Armi. © Museo Bagatti Valsecchi

Il Museo dell’innocenza si trova a Istanbul, in Turchia ed è stato aperto nel 2012 dallo scrittore premio Nobel per la letteratura Pamuk, porta lo stesso nome del celebre romanzo poiché, libro e museo sono stati pensati e costruiti insieme a partire dagli anni Novanta.
Il Bagatti Valsecchi è uno dei cinque musei al mondo preferiti dall’autore, questa predilezione è legata alla fisionomia che questi luoghi dovrebbero secondo lui avere: non essere l’espressione dello Stato ma del singolo individuo, raccontare non la “Storia” ma le “storie”. Se infatti per l’autore il museo deve essere sopra ogni cosa l’espressione dell’identità dell’inividuo e non l’immagine di un potere politico o sociale, è evidente che solo le “case museo” possono essere le sue predilette, quelle dove la collezione esposta parla del personaggio che l’ha creata, come appunto nel caso dei fratelli Bagatti Valsecchi.

L’originale museo è composto di 83 vetrinette numerate, una per ogni capitolo de Il Museo dell’innocenza che contengono oggetti di vario genere e fotografie, in alcuni casi organizzati come in un diorama, in altri – come nella vetrinetta 49 in cui si vede un lavandino – come un pezzo di casa. Chi ha letto il libro può riconoscere una serie di oggetti nominati nel racconto, oltre ai molti panorami di Istanbul che vi vengono descritti.
Non è indispensabile aver letto il libro per apprezzare l’esposizione, che si può osservare provando a interpretare il significato e l’uso degli oggetti come in una Wunderkammer, una “camera delle meraviglie” che dal sedicesimo al diciottesimo secolo alcune persone facoltose appassionate di collezionismo mettevano insieme raggruppando manufatti, resti animali e vegetali per qualche ragione stupefacenti.  È però utile conoscere per sommi capi la trama del romanzo di Pamuk: il protagonista e narratore Kemal racconta la storia della sua vita e del suo amore con Füsun, una sua lontana parente di cui si innamora da giovane e da cui a un certo punto si separa, pur rimanendole legato fino alla morte.

Il Museo dell’innocenza di Pamuk a Milano

Le teche che compongono Il Museo dell’innocenza sono interessanti non solo per l’esperimento realizzato da Pamuk nella costruzione contemporanea di romanzo e museo, ma anche per l’idea di “museo” che lo scrittore ha cercato di trasmettere con questa sua particolare opera. Lo stesso Pamuk lo spiega in Un modesto manifesto per i musei, un elenco di 11 idee sul tipo di musei davvero necessari, presente nel catalogo del Museo dell’innocenza di Istanbul, L’innocenza degli oggetti, ed esposto anche al Bagatti Valsecchi.

Il Museo Bagatti Valsecchi è una casa costruita nell’Ottocento per somigliare a un palazzo nobiliare rinascimentale: quello che si vede visitandolo sono oggetti di uso quotidiano, dai giocattoli per bambini ai cappelli a cilindro indossati dagli uomini. Leggendo il manifesto di Pamuk sui musei è chiaro perché allo scrittore piaccia molto al punto che in una delle ultime pagine de Il Museo dell’innocenza, quando la voce del narratore è quella dello stesso scrittore inserito nella storia come un personaggio, dice: “Il signor Kemal, che alla sua morte aveva visitato 5.723 musei in tutto il mondo, approfittava di ogni occasione per recarsi al Museo Bagatti Valsecchi di Milano: o meglio, per ‘viverlo’, come diceva lui, perché era ‘uno dei cinque musei più importanti della mia vita’”.

Alcune vetrine

La vetrinetta numero 13 intitolata Amore, coraggio, modernità. Il capitolo del romanzo a cui corrisponde inizia così: “Una sera eravamo al Fuaye, e Sibel mi regalò questo profumo di marca Spleen, acquistato a Parigi, che espongo qui. Nonostante in realtà non mi piacesse per niente usare il profumo, una mattina, per pura curiosità me lo misi e Füsun, dopo aver fatto l’amore se ne accorse”.
La fotografia sotto al corvo impagliato risale all’infanzia di Pamuk e mostra alcune finestre di Istanbul di notte: quando da bambino lo scrittore si divertiva a osservare le camere da letto di altre case capitava che un corvo interrompesse le sue osservazioni alzandosi in volo. Il liquido bianco nel bicchiere invece è raki, un’acquavite aromatizzata con anice e menta che in Turchia è considerata una bevanda nazionale.

La vetrinetta numero 14 intitolata Le strade, i ponti, le salite, le piazze di Istanbul. Il capitolo de Il Museo dell’innocenza a cui corrisponde inizia così: “Poiché durante una delle nostre conversazioni Füsun aveva detto: ‘Non era come gli altri uomini’, riferendosi all’insegnante di liceo che le piaceva, le avevo chiesto cosa volesse dire con quell’affermazione, ma non mi aveva risposto”.
Questa teca è stata pensata da Pamuk come il palco di un teatro, partendo da una fotografia trovata da un rigattiere. Oltre alla foto contiene un bicchiere di tè, un posacenere di porcellana Kütahya (dal nome della città da cui proviene), un pacchetto di sigarette e un fermaglio “appartenuto” a Füsun.

La vetrinetta numero 25 intitolata La sofferenza dell’attesa. Il capitolo del volume a cui corrisponde inizia così: “Non riuscii a prender sonno fino al mattino. Avevo paura di perdere Füsun”. È più o meno il punto del romanzo in cui Füsun lascia Kemal perché lui è intenzionato a sposarsi con Sibel.

La vetrinetta numero 39 intitolata Confessione. Il capitolo de Il Museo dell’innocenza a cui corrisponde inizia così: “Siamo arrivati alla scena della confessione. Istintivamente ho voluto che in questo punto del nostro museo ogni particolare, dalle cornici allo sfondo, fosse di colore giallo freddo”. È il capitolo in cui Kemal parla della relazione con Füsun a Sibel.

La vetrinetta numero 51 è La feclicità è stare accanto alla persona che si ama. Il capitolo a cui corrisponde inizia così: “Quando arrivai a Beyoğlu ero felice. Non potevo nascondermelo: la gioia di vivere possedeva ogni mio muscolo mentre sfioravo le vetrine luccicanti dei negozi e la gente che usciva dai cinema. Sapendo che Füsun e suo marito mi avevano invitato a casa loro solo perché investissi dei soldi nei loro assurdi sogni cinematografici, adesso avrei dovuto sentirmi umiliato e imbarazzato, ma il mio cuore era colmo di una gioia così grande che non me ne curavo”.
La grafia delle piccole didascalie che illustrano gli oggetti di questa teca sarebbe quella dello stesso Kemal, che ne spiega la storia.

La vetrinetta numero 53 è intitolata Il dolore di un cuore infranto e risentito non serve a nessuno. Il capitolo inizia così: “Per il resto della serata non aprii bocca. Quello che avevo appena vissuto si chiamava “delusione d’amore”: penso che questo cuore rotto di porcellana, che espongo qui, potrà far capire fino in fondo la mia sofferenza a chiunque visiterà il nostro museo”.

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SCADE IL 24 GIU 18
Amore, musei, ispirazione

di Orhan Pamuk
Museo Bagatti Valsecchi
via Gesù 5, Milano
lunedì – venerdì: 13.00 – 17.45
museobagattivalsecchi.org

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