In occasione del Fuorisalone 2018, la galleria Nilufar ha deciso di aprire le porte del deposito di via Lancetti 34. Nilufar Depot nella sua nuova veste conferita da CLS Architetti e Space Caviar, propone l’esposizione “Lina Bo Bardi e Giancarlo Palanti – Studio d’Arte Palma 1948 – 1951”.
Nilufar Depot, installation view, “Lina Bo Bardi e Giancarlo Palanti – Studio d’Arte Palma 1948 – 1951”, exhibition design Space Caviar. Photo courtesy by Nilufar
La mostra vede la collaborazione con l’Instituto Bardi di São Paulo per indagare il lavoro dei due progettisti italo-brasiliani e nasce dal lungo lavoro di ricerca di Nina Yashar su Lina Bo Bardi e sulla sua attività di designer di arredi, che l’hanno portata a riscoprire l’opera quasi dimenticata di Giancarlo Palanti. La fondatrice della Galleria si è appassionata alla figura di Lina Bo Bardi durante un viaggio a Sao Paolo, dove ha visitato diversi progetti dell’architetto, tra cui il Museo di Arte di San Paolo (MASP), Casa de Vidro (casa dell’architetto), SESC Pompeia e l’Espírito Chiesa di Santo do Cerrado a Uberlândia. Ha acquisito il suo primo pezzo di Bo Bardi tre anni fa. Da allora, ha accumulato altri 21 pezzi di Bo Bardi, 13 di Palanti, tre di Bo Bardi e Palanti, e altri quattro progetti prodotti da Pau Brà. Commenta Yashar: “Hanno portato un punto di vista diverso, ma allo stesso tempo si sono lasciati contagiare da ciò che hanno trovato in Brasile, specialmente Lina Bo Bardi, che era affascinata dalla cultura locale.” Yashar considera la mostra la più importante della sua carriera da gallerista nell’arco di quattro decenni. “Questo rappresenta il picco del collezionismo”, sostiene, “l’avanguardia”.
Lina Bo Bardi
Donna architetto e progettista di grande interesse, sta riscuotendo sempre maggiore attenzione anche in Italia. Dopo la laurea in architettura conseguita a Roma nel 1939, si trasferisce a Milano dove inizia la sua collaborazione professionale con Carlo Pagani e con lo studio di Giò Ponti. Contemporaneamente inizia un’intensa attività editoriale. Tra i periodici con i quali collabora si ricordano: «Tempo», «Stile», «Grazia», «L’Illustrazione Italiana». Nel 1944 con Carlo Pagani è vicedirettore della rivista «Domus». L’anno successivo i due fondano e dirigono «Quaderni di Domus» e, con il sostegno di Bruno Zevi, creano la rivista «A-Cultura delle vita» per diffondere anche fra un pubblico più vasto un modo di abitare “razionale”.
Partecipa alla resistenza ed è tra i fondatori nel 1945 del Movimento Studi Architettura (MSA). Nel 1946, insieme con il marito Pietro Maria Bardi, invitato a dirigere il Museo d’Arte di San Paolo, si trasferisce in Brasile, dove diventerà cittadina brasiliana. Bo Bardi è convinta che la funzione dell’architetto debba prima di tutto essere quella di conoscere il sistema di vita della gente nelle proprie case e, quindi, di risolvere attraverso la tecnologia le difficoltà che complicano la vita di migliaia di persone.
Architettura, design, scenografia, museografia, cinema, attività editoriale e didattica, sono i settori in cui opera. Bo Bardi è un personaggio difficile da collocare per la quantità di temi che affronta e soprattutto per l’intensità del suo stile di lavoro. Progettista dallo spirito combattivo e irrequieto, è costantemente animata da un impeto di sperimentazione nel quale impegno politico e sociale ed attività professionale sono inscindibili. Il suo ruolo nello sviluppo della cultura brasiliana è fondamentale.
Nel 1950 fonda e dirige con il marito la rivista «Habitat» e l’anno successivo costruisce a San Paolo la sua prima opera: la Casa de Vidro, sua residenza ed ora sede della fondazione a lei dedicata.
Lina Bo Bardi, Casa di Vetro. Vista interni e arredi
Fonda e progetta diversi musei, fra i quali il Masp, Museo d’Arte di San Paolo (1957-68), il più importante museo dell’America Latina che si affaccia sull’Avenida Paulista.
La sua azione è sempre indirizzata a favore della creazione di una cultura brasiliana autentica, in grado di valorizzare le proprie radici. Meno nota è la sua consistente attività nel campo del restauro, attività che offre un’interessante chiave di lettura complessiva della sua opera dove il tema della “memoria” si affianca a quello del “moderno”, dove il “passato” è sostituito dalla categoria del “presente storico”.
Terminata la dittatura nel 1985, Lina porta a compimento l’opera forse più straordinaria della propria carriera, il SESC Pompeia, 1977-1986, industria dismessa trasformata in luogo di cultura, socialità e sport insieme.
Nilufar, a partire dagli anni ’90 punto di riferimento per chi ama il design storico, e al tempo stesso segue l’evoluzione del design contemporaneo. Da sempre segue con passione l’area più colta, poetica e visionaria che si muove a cavallo fra produzione e arte contemporanea.
Nilufar, installation view. Photo courtesy of Nilufar Gallery
L’allestimento della mostra curato da Space Caviar, sceglie il minimalismo e la naturalezza cruda del mattone per esporre i pezzi di arredo, creando un mix molto accattivante. Dialoga con la disposizione degli interni progettata dallo studio CLS Architetti, che richiama l’idea del teatro e dell’allestimento scenografico, composto da un’architettura interna multipiano in ferro, che si affaccia su una corte centrale, direttamente ispirato al Teatro alla Scala di Milano.
Space Caviar è uno studio di architettura e ricerca che opera tra design, tecnologia e sfera pubblica. Fondato da Joseph Grima e Tamar Shafrir, l’ufficio utilizza opere, progetti, mostre, l’editoria, la scrittura e i film per indagare e documentare le modalità abitative contemporanee e la spazializzazione della pratica sociale e politica. Il lavoro di Space Caviar è stato presentato alla Biennale di Architettura di Venezia, al Victoria and Albert Museum, alla Biennale Interieur, al Vitra Design Museum e al Munich Film Museum, tra gli altri.