Museo San Fedele

San Fedele è una monumentale chiesa della seconda metà del ‘500 che cela al suo interno un gran numero di opere d’arte di alto livello, un luogo mistico dove arte contemporanea e moderna dialogano in modo inedito, tra luce, colore, forme astratte e spiritualità.

Chiesa di San Fedele, interno, foto Valeria Corbetta

Quando le opere d’arte contemporanea, infatti, richiedono contemplazione e silenzio per essere comprese e fruite, non ci sono ambienti migliori per accoglierle che antiche «stanze di contemplazione» – la cripta e il sacello, la sacrestia, la cappella delle ballerine -, ambienti restaurati negli ultimi anni, con l’allestimento dell’arch. Mario Broggi, cui si aggiungono nuovi spazi dedicati sia ad antichi reliquiari che dipinti e opere d’arte che spaziano dal XIV secolo al presente.

L’itinerario museale si sviluppa nella chiesa di San Fedele e in alcuni spazi circostanti ed è stato inaugurato il 31 dicembre 2014, al termine di restauri durati un decennio e che hanno interessato tali ambienti. A questo cantiere sperimentale, laboratorio espressivo, hanno collaborato artisti del calibro di Carlo Carrà e Mario Sironi. Che si sono occupati di aggiornare e “convertire” il linguaggio del sacro, che non può essere separato dal messaggio, “interpretandolo” secondo i linguaggi contemporanei. A partire dal 1956 padre Favaro, rispettando questo intento, aveva chiesto a Lucio Fontana di realizzare la pala de Il Sacro Cuore che ancora oggi si trova nella chiesa. David Simpson, Mimmo Paladino, Jannis Kounellis, Sean Shanahan, Claudio Parmiggiani e Nicola De Maria sono alcuni degli artisti interpellati negli ultimi anni per riflettere su temi come l’Apocalisse, la Croce, la Gerusalemme celeste e con opere pensate site specific.

Percorso consigliato da Yog

Lucio Fontana, Apparizione del Sacro Cuore a Santa Margherita Alacoque (1956),
presso la Cappella della Guastalla di Pellegrino Tibaldi, (1570-1579).

Lucio Fontana, Apparizione del Sacro Cuore a Santa Margherita Alacoque (1956), bassorilievo con 28 formelle in ceramica smaltata e invetriata, foto Valeria Corbetta.

Accanto alla porta d’ingresso della sacrestia, l’altare della Guastalla, dal 1956 ospita il bassorilievo in ceramica di Lucio Fontana, artista che ha sempre dato alla spiritualità uno spazio importante nella sua arte di sperimentazione, con l’opera Apparizione del Sacro Cuore a Santa Margherita Alacoque. L’opera è incastonata tra due colonnine a figura di angeli, scolpiti nell’atto di raddrizzare i fusti delle colonne, spostati dalle loro basi, per sostenere la trabeazione chiusa da un timpano arcuato. L’altare realizzato su disegno di Pellegrino Tibaldi è un modello di stile barocco, fu dedicato alla Vergine e nell’ordine ospitò prima il dipinto dell’Incoronazione fino agli inizi dell’Ottocento, e a seguire la Trasfigurazione di Bernardino Campi (1565) proveniente da Santa Maria della Scala.

Lucio Fontana, Apparizione del Sacro Cuore a Santa Margherita Alacoque (dettaglio), foto Valeria Corbetta

Fontana nella pala, composta di ventotto formelle, si ispira all’iconografia tradizionale del Sacro Cuore che appare alla santa. Margherita Maria Alacoque appare inginocchiata nella parte sinistra della composizione, con le braccia aperte in segno di accoglienza e di stupore e nella parte in alto, a destra, campeggia la chiesa di San Fedele.

David Simpson, Monocromi, Gerusalemme celeste (1995).

David Simpson, Monocromi, Gerusalemme celeste (1995), foto Valeria Corbetta

Continuando nel percorso si prosegue verso l’abside per ammirare le tre luminose tele monocrome del pittore americano David Simpson, famoso per i suoi acrilici, che hanno la particolare capacità di diffondere la luce, perché mescolati a un composto di titanio e cristalli. Le tele dei toni dell’oro, del rosso e dell’azzurro argentato, rievocano quelli dell’iconografia tradizionale della Trinità, mutano colore a seconda dell’ora del giorno e della stagione, diventano pura vibrazione di luce.

David Simpson, Monocromi (dettaglio oro), Gerusalemme celeste, foto Valeria Corbetta

David Simpson, Monocromi (dettaglio rosso), Gerusalemme celeste, foto Valeria Corbetta

David Simpson, Monocromi (dettaglio azzurro/argento), Gerusalemme celeste, foto Valeria Corbetta

L’istallazione Gerusalemme Celeste, realizzata con i tre Interference Paintings di David Simpson, è stata allestita in memoria di Giuseppe Panza di Biumo, che già vi abbiamo segnalato come il grande collezionista della Villa Panza di Biumo a Varese.

Nicola De Maria, Gerusalemme celeste (2015).

Nicola De Maria, Gerusalemme celeste (2015), foto Valeria Corbetta

L’artista campano, che fece parte del gruppo chiamato Transavanguardia, interpreta il tema della Gerusalemme celeste, dipingendo la cupola esagonale del piccolo spazio del Santa Sanctorum dietro all’abside, con una sorta di girandola di colori puri: blu notte, rosso luminoso, giallo e verde acceso.

I primi tre colori sono racchiusi in spicchi che convergono verso il centro, in modo da creare un irresistibile movimento circolare. Il fregio è dipinto con un azzurro turchese, decorato da alcune stelle stilizzate e dai simboli dell’alfa e dell’omega, allusione a Cristo, principio e fine dell’Universo. All’ingresso sopra la piccola entrata, l’artista dipinge una targa blu, dove, cerchi colorati di diverse dimensioni che richiamano la cupola, circondano le lettere IHS, abbreviazione del nome greco di Gesù (pesce).

Mimmo Paladino, Ex voto (2014), Cappella “delle ballerine” e sacrestia.

Mimmo Paladino, Ex voto (dettaglio), presso la Cappella “delle ballerine”, foto Valeria Corbetta.

L’installazione di scarpette di bronzo argentato fissate al muro è opera di Mimmo Paladino (2014) e cita esplicitamente gli ex voto, tema spesso rivisitato dall’artista campano. Qui Paladino li reinterpreta in omaggio alla tradizione delle étoiles del Teatro alla Scala di Milano, che frequentavano la Cappella, come dei “per grazia ricevuta”, immagini votive che affondano le radici nella tradizione popolare del riconoscimento della guarigione miracolosa di un arto.

Mimmo Paladino, Ex voto (dettaglio), presso la Cappella “delle ballerine”, foto Valeria Corbetta.

La pinacoteca

Mimmo Paladino, Sacro Sud 2010, foto Valeria Corbetta

Nella sala dei dipinti, accanto a opere antiche di grandi artisti come Gerolamo Romanino, Tintoretto, Francesco Cairo, Carlo Maratta, Giacomo Favretto e altri dei secoli XVI e XVII, si trovano autori contemporanei come Lucio Fontana, Mario Sironi, Piero Manzoni, Vittorio Tavernari, Umberto Milani e Alexander Archipenko, fino ad accogliere interpreti come Joel Meyerowitz, Ettore Spalletti, Mimmo Paladino, Lawrence Carroll, Jorrit Tornquist, Umberto Milani, Nicola De Maria, Jannis Kounellis, Luigi Ontani e Hidetoshi Nagasawa, in un dialogo tra le diverse arti, compresa la fotografia.

Mario Sironi, Annunciazione 1950, foto Valeria Corbetta

Jannis Kounellis, Senza titolo, Svelamento (2012), Cripta
Lucio Fontana, Via Crucis (1957) link all’articolo

Jannis Kounellis, Senza titolo, Svelamento (2012), Cripta, foto Valeria Corbetta.

Con l’opera Senza Titolo (Svelamento – 2012), l’artista di origine greca Jannis Kounellis interpreta in modo inedito il tema dell’Apocalisse, termine greco che, in ambito giudeo-cristiano designa il gesto del “togliere ciò che copre o nasconde”. In particolare, Apokalypsis è il titolo dell’ultimo libro del Nuovo Testamento e si riferisce alla rivelazione della città santa, la Gerusalemme Celeste, la città che scende dal cielo, dove non c’è più notte, in quanto Dio vi è sempre presente.

L’Apocalisse designa la catastrofe definitiva della storia o rivelazione di una nuova epoca? Il progetto prevede la realizzazione di una installazione di grande impatto e suggestione. L’opera è costituita da un grande sacco appeso con una corda a una trave. Il suo contenuto non è visibile, ma è rivelato dal peso che l’oggetto esercita sul tessuto. Una grande croce preme infatti sulla tela, rendendo percepibile la sua presenza e manifestandone la sagoma. La tela sembra sul punto di strapparsi. Il suo involucro appare destinato a essere lacerato dagli spigoli vivi dei bracci di legno.

Come scrive il critico Bruno Corà: «Kounellis visualizza con un’illuminazione emblematica l’evento dell’Apocalisse. L’opera infatti reca nella sua plasticità un contenuto deliberatamente reso dall’artista inosservabile, ma percepibile nella sua forma rivelata dal peso. Solo un’osservazione diretta, dal vero, dell’opera consente di ricevere al massimo grado il suo radicale segno poetico e spirituale».

Cripta, foto Valeria Corbetta.

Cripta, foto Valeria Corbetta.

Cripta, foto Valeria Corbetta.


Museo San Fedele
www.sanfedeleartefede.it
Piazza San Fedele, 4

Mercoledì – Domenica:  14.00 – 18.00
Inresso adulti 3 Euro

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