Tentare di delineare cosa s’intende parlando di libro d’artista non è certo facile: da una parte perché le tipologie che compongono questo prodotto artistico sono numerose e varie, dall’altra perché la critica non è ancora giunta a una definizione univoca e soddisfacente.
L’inconveniente del termine libro d’artista consiste nel fatto che esso definisce un’opera d’arte attraverso la professione del suo autore piuttosto che attraverso le qualità del libro stesso. Ciò implica che, stando alla generica definizione, qualsiasi libro avente come autore un artista sia da considerarsi, erroneamente, libro d’artista.
Per parlare di libro d’artista occore invece che tutta la sua formazione (dal progetto alla realizzazione) sia diretta e voluta dall’artista stesso, così che il libro, al pari degli altri supporti artistici, divenga mezzo per la diffusione delle sue idee proprie.
Tutto ciò che è libro non è libro d’artista.
E inversamente tutto ciò che non
è libro è libro d’artista.
– Giovanni Chiari –
Se è vero che antecedenti di questo particolare prodotto artistico possono essere ricondotti al Futurismo (basti pensare, tra tutti, al libro bullonato di Depero), la critica è unanime nel farne risalire la nascita all’inizio degli anni Sessanta come naturale sviluppo delle sperimentazioni iniziate da Mallarmé e dalle avanguardie storiche.
Sono questi gli anni in cui iniziano ad imporsi nuove tecnologie legate alla stampa e alle comunicazioni di massa e, parallelamente, nuove ideologie che favoriscono la distruzione di modelli culturali elitari per una più ampia accessibilità all’arte. L’oggetto libro viene dunque scelto dagli artisti sia per le sue ampie capacità divulgative, sia per la sua capacità di essere medium autosignificante che non richiede altra dimostrazione che la lettura e la partecipazione attivo-mentale del lettore. L’obiettivo che ci si prefigge attraverso questa operazione è far sì che il libro, lungi dall’essere ancora veicolo e contenitore di parola, diventi un supporto espressivo coincidente con il messaggio artistico che si vuole comunicare.

Risultando sempre a metà strada tra un volume tradizionale e un’opera d’arte, il libro d’artista è per sua natura portatore di ambiguità. Se, infatti, nella maggior parte dei casi la forma libro viene almeno esteriormente mantenuta, al contempo si cerca di negare la sua originaria struttura e funzione modificandolo a tal punto da renderlo oggetto artistico. Il libro tradizionale viene liberato dalla sua bidimensionalità, dilatandone i confini e capovolgendo la sua convenzionale natura. Le pagine non privilegiano più il testo e la sua linearità, ma si aprono allo spazio figurativo condensando in loro una pluralità di mezzi espressivi attinti dai più vari codici linguistici. Il libro d’artista, perciò, si configura come uno strumento interattivo che presuppone un rapporto paritetico tra il suo creatore e il suo ipotetico lettore, instaurando tra essi una celata complicità. Questo spiega anche lo spiccato interesse da parte degli artisti verso l’oggetto libro: non apparendo come uno spazio privilegiato o extra-reale e collocandosi nel sistema di comunicazione quotidiano, esso si configura come il tramite comunicativo più rapido ed economico, capace di raggiungere autonomamente un vasto pubblico.


Si assiste così a quella che molti critici definiscono la democratizzazione dell’oggetto artistico, ossia l’utopica impresa di liberare l’arte dal suo isolamento elitario, abbandonando dogmi e gerarchie che la tradizione aveva profondamente tracciato tra un genere e l’altro.
Soprattutto durante il periodo della contestazione sessantottina il libro d’artista viene caricato di un significato politico e usato come strumento per una battaglia culturale configurandosi come mezzo di proposizione e resistenza, strumento per la liberà di pensiero e responsabilità intellettuale. Nel corso degli anni Settanta (e poi negli anni successivi) la componente rivoluzionaria va via via scemando e il ibro d’artista si configura sempre più come semplice prodotto artistico in alternativa alle solite pratiche pittoriche e scultoree. L’attenzione che la critica e gli artisti stessi rivolgono a questa nuova pratica cresce esponenzialmente con il passare del tempo, accompagnata da un’altrettanto fiorente produzione che vedrà il nascere di manifestazione – locali ed internazionali – legate a questa tematica.