Installationes

Scade il 20 LUG 14

Dodici installazioni, di dimensioni diversissime tra di loro, invadono gli spazi di HangarBiccocca per ospitare la prima personale italiana di Cildo Merieles, uno dei più importanti e celebrati artisti del secondo dopoguerra.
Punti chiave del suo fare artistico sono la memoria e l’esperienza, alle quali si aggiungono temi cardine come la ricerca spaziale, sull’accomulazione, sul contrasto, sulla diversità di scala e sull’elemento sonoro.
Pensate per una partecipazione attiva dello spettatore le installazioni, pur nella loro continuità spaziale, manifestano la volontà dell’artista di costruire ambienti a sé stanti, ognuno dei quali deve essere esplorato e attraversato singolarmente per essere pienamente recepito.
L’esposizione copre un arco temporale che va dal 1970 ad oggi e si snoda in un percorso appositamente studiato per gli spazi di Pirelli Hangar Bicocca lungo il quale le certezze percettive, visive e di scala dell’osservatore verranno completamente sovvertite.

Cruzeiro do Sul – 1969/1970

Cruzeiro do Sul (3)

Apre la mostra Cruzeiro do Sul: un cubo di legno di pino e di quercia di 9mm di lato, così piccolo che spesso passa inosservato ai più. L’opera rientra nella serie degli humiliminimalism, neologismo creato dall’artista stesso per riaffermare l’importanza di oggetti piccoli e umili. La scelta di utilizzare proprio queste due tipologie di legno per la realizzazione dell’opera non è per nulla casuale, ma fa riferimento alla cosmogonia degli Indiani Tupi secondo la quale, sfregando dei rami di legno e pino, la divinità del suono manifesta la sua presenza. Viene così a crearsi una contraddizione tra l’apparente piccolezza dell’oggetto e l’enorme potenza che intrinsicamente posside.

Através – 1983/1989

Realizzata su di una superfice quadrata, interamente ricoperta da spechi rotti, Atravérs è un’installazione che ha come fulcro una palla di cellofan, alla quale il visitatore giunge districandosi in un labirintico percorso. Il passaggio è reso difficile da diversi oggetti tra cui reti da pesca, transenne di diverse forme e dimensioni, tende, veneziane, filo spinato e acquari che, però, non impediscono mai una completa visuale dell’intorno. Guardando attraverso gli oggetti, lo spettatore ha sempre davanti agli occhi la grossa palla di cellofan che, pur essendo realizzata con materiale morbido, sembra in realtà un oggetto duro e impenetrabile, diventando immagine concreta della relazione equivoca che si viene ad instaurare tra visione, spazio e corpo.

Babel – 2001

Come il nome inequivocabilmete suggerisce, Babel è una torre costruita sovrapponendo decine di apparecchi radiofonici – appartenenti a diverse epoche – accesi e sintonizzati su diverse stazioni. Il risultato è la trasposizione moderna di quanto descritto nell’evento biblico, attraverso la riproposizione di un insieme indistinto di suoni di cui è impossibile riconscere la precisa fonte di provenienza e che diviene metafora delle diversità caratterizzanti la società contemporanea. L’installazione sia visiva che sonora, riassume perfettamente l’interesse che l’artista ha per la percezione multisensoriale dello spazio.

Eureka/Blindhotland – 1970/1975

Eureka/Blindhotland è un’installazione composta da tre differenti elementi che ha come obiettivo far riflettere lo spettatore sulla complessità delle proprie percezioni in relazione alla realtà circostante. L’opera, infatti, va esperita sia da un punto di vista visivo, che tattile, che uditivo. Il primo elemento presente è Eureka, una bilancia che risulta essere in perfetto equilibrio nonostante l’apparente diversità degli elementi posti su i suoi bracci. Ai suoi piedi Blindhotland: una distesa di duecento sfere di gomma che usano il meccanismo opposto dei pesi sulla bilancia. Le palline poste sul pavimento, infatti, apparentemente sono uguali, ma hanno tutte pesi differenti. Chiude l’opera Expeso, un nastro registrato che riproduce il rumore provocato dalla caduta di un centinaio di sfere di peso diverso da altezze diverse.

Atlas – 2007

Atlas

La singola fotografia di cui compone l’installazione Atlas mostra l’artista capovolto a testa in giù sopra la Base del Mondo realizzata da Piero Manzoni e collocata nel parco della fabbrica di Hering, in Danimarca. Le Basi Magiche sono piedistalli firmati da Manzoni stesso e in grado di trasformare in opera d’arte ogni persona disposta a salirci sopra. Pensato dall’artista milanese capovolto al suolo per eleggere il mondo a opera d’arte, Meireles, in piedi a testa in giù, inverte in maniera ironica l’originario significato.

Olvido – 1987/1989

Soldi, ossa e candele: questi sono gli elementi che compongono l’installazione Olvido. Elementi cardine che rievocano “il potere materiale, quello spirituale e una sorta di inevitabile, storicamente ripetuta conseguenza di questa congiunzione, la tragedia” come lo stesso Meireles afferma. Le 6.000 banconote di diversi paesi americani sono modellate in modo da ricoprire un tapee indiano che si staglia nel mezzo di un cerchio composto da tonnellate di ossa bovine a loro volta circondate da un muretto composto da 70.000 candele. Esposta per la prima volta in occasione della sua prima personale al MOMA, l’opera vuole essere un omaggio alla lunga e dolorosa storia coloniale dell’America Latina.

Amerikkka – 1991/2013

Amerikkka è composta da due superfici collocate l’una sopra l’altra a una distanza tale da poter consentire il passaggio dell’osservatore tra le due. Quella poggiata al pavimento è formata da 22.000 uova, mentre quella sospesa in aria da 55.000 proiettili. La presenza del titolo di tre k vuole essere un riferimento alla sigla del gruppo xenofobo del Ku Klux Klan espediente che connota immediatamente l’installazione di un messaggio critico nei confronti della potenza imperialistica americana.

Cinza – 1984/1986

L’installazione Cinza è composta da due ambienti contigui costituiti in modo da essere l’uno l’opposto dell’altro: uno totalmente bianco, l’altro totalmente nero. Le pareti di entrambi gli spazi sono ottenute con enormi tele ricoperte interamente al loro interno da segni fatti con gesso bianco in uno e carbone nell’altro. Allo stesso modo anche i pavimenti sono formati dalla giustappozione di questi due elementi. Tela, gesso e carbone sono i materiali essenziali della pittura e del disegno e vengono qui utilizzati per interrogarsi sulla scomparsa dell’immagine tradizionale nell’arte contemporanea.

Entrevendo – 1970/1994

Entrevendo

Entrevendo è una struttura di legno lunga 8,23 meri, a forma di imbuto, al termine della quale è collocato un ventilatore di aria calda. Prima di entrare l’osservatore è invitato a prendere due cubetti di ghiaccio (di cui uno leggermente salato) da sciogliere in bocca durante il suo percorso all’interno della struttura. La fruizione diventa così sinestetica perchè, nello stesso momento, va a coinvolgere più sensi: il gusto, la percezione del caldo e del freddo, il movimento e l’elemento temporale.

Para Pedro – 1984/1993

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L’opera Para Pedro è dedicata a Perdo Ariel, il figlio di Merieles. L’installazione è formata da un corridoio creato da due pareti oblique (di cui una nera e l’altra bianca) che si ristringono fino all’estremità che è occupata da cinque monitor che proiettano immagini indistinte e grigiastre; un gioco di rimandi tra riprese delle superfici dell’installazione stessa e l’effetto neve dei monitor in assenza di segnale. Il pavimento è ricoperto da sassolini bianchi e neri e il percorso dell’osservatore è accompaganto da un leggero brusio che imita il suono della ghiaia che viene frantumata.

Abajur – 1997/2010

Presentata alla Biennale di San Paolo in Brasile, Abajur è uno dei lavori più recenti dell’artista. Chiuso all’interno di un’enorme scatola nera, un dispositivo di grandi dimensioni (simile a una lampada cinese) mostra immagini ruotanti e sovrapposte riperse dall’ambito marino. Sia la luce che la rotazione sono generate da una dinamo alimentata dallo sforzo fisico di tre persone, che mettono in moto un meccanismo simile al timone di una nave. Le persone occupate in questo lavoro sono visibili solo una volta entrati all’interno dell’installazione. Oltre ad affrontare il tema politico della colonizzazione e dello sfruttamento, l’opera si arricchisce di una complessa riflessione sulla misurazione del tempo, dello spazio e del lavoro.

Marulho – 1991/1997

Marhulo viene descritta dall’artista come “una sorta di installazione virtuale low-tech” ed è formata da un ambiente all’interno del quale è collocato un molo di legno che si allunga sopra una distesa di libri che riproducono immagini d’acqua. Come di consueto l’installazione è accompagnata da una componente sonora: percorrendo il molo, l’osservatore sente la parola acqua ripetuta in lingue e da voci diverse.

Installations | Cildo Meireles
Hangar Bicocca
Via Chiese 2, Sesto S. Giovanni
Ingresso gratuito
http://www.hangarbicocca.org

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