Se la domanda lanciata da Sfuso e Raminga Lab nella call per questa edizione 2014 di Retrobottega è stata come poter sopravvivere alla modernità (anche attraverso le innovazioni proposte dal design), la risposta vincente è stata il progetto fotografico di Valentino Bellini BIT ROT PROJECT, che mostra con evidenza il corrente fallimento della produzione di beni. Un fallimento in cui il design è coinvolto.
Attraverso le sua ricerca, il giovane fotografo segue il movimento internazionale degli scarti elettronici, documentandone il commercio illegane e raccantando le storie di chi è coinvolto ma, soprattutto, mostrando l’alternativa green dei paesi che già hanno adottato una soluzione ecosostenibile per affrontare il problema.
Con un volume annuo che va dai 40 ai 50 milioni di tonnellate, i rifiuti elettronici stanno crescendo rapidamente, soprattutto in nazioni come l’India, la Cina e alcuni regioni dell’Africa, dove l’industria tecnologica si sta sviluppando rapidamente. E’ uno spreco rischioso, che contiene dozzine di sostante pericolose non solo per la salute umana, ma anche per l’ambiente. Ed è questo il motivo per cui circa l’80% di questo tipo di rifiuti prodotti nei paesi sviluppati (Europa e Nord America sono in cima alla lista) non sono smaltiti in situ, ma spediti con navi cargo (la maggior parte delle volte illegalmente) nei paesi in via di sviluppo, dove poi vengono illegalmente smaltiti.
Il progetto di Bellini è il ritratto di una società che tiene in ostaggio schivi moderni, costriggendoli a vivere e lavorare in condizioni dannose e al tempo stesso tiene sé stessa in ostaggio, cercando sempre prodotti più innovativi e tecnologici per soddisfare i suoi falsi bisogni.