Con il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” Expo 2015 è l’occasione per riflettere e confrontarsi sui diversi tentativi di trovare soluzioni alle contraddizioni del nostro mondo: se da una parte c’è ancora chi soffre la fame, dall’altra c’è chi muore per disturbi di salute legati a un’alimentazione scorretta e troppo cibo.
Abbiamo deciso di raccogliere qui alcuni dei padiglioni che, a nostro parere, valgono le a volte troppo lunghe code di attesa; ottimamente organizzati sia da un punto di vista concettuale, che esperenziale.
1. Austria Pavillon: Breathe in
M
Realizzato da Klaus K. Loenhart del collettivo Terrain di Graz, il Padiglione dell’Austria ha come focus l’aria, mezzo primario di sostentamento e una delle risorse più importanti a disposizione dell’uomo. Il padiglione riproduce il microclima di un bosco austriaco attraverso diverse varietà arboree che occupano una superficie fogliare di circa 43.200 metri quadri e produce 62,5 chilogrammi di ossigeno nuovo all’ora, che è circa il fabbisogno di 1800 persone. Ai visitatori è proposta l’esplorazione di uno spazio che, in assenza di climatizzazione, sarà raffreddato dal naturale effetto rinfrescante della evapotraspirazione delle piante.
2. Regno Unito: Be Hive
m
Realizzato dal team di ingenieri e costruttori Stage One e Rise, su progetto del designer Wolfgang Buttress, il Padiglione del Regno Unito punta ad accrescere la consapevolezza globale circa l’impatto che la produzione e il consumo di cibo hanno sulla vita delle persone, concentrandosi sorattutto sulla critica situazione delle api e l’importanza che l’impollinazione svolge nella produzione di cibo.
Esteso su un lotto complessivo di 1910 metri quadri, il padiglione riproduce la struttura di un alveare, al quale si accede dopo essere passati da un frutteto e un prato fiorito, compiendo così l’ipotetico percorso di un’ape.
3. Emirati Arabi: Cibo per la mente
m
Realizzato da Norman Foster il padiglione degli Emirati Arabi Uniti esplora le sfide reali che si presentano nel nutrire il pianeta (in particolare nei temi intrecciati di terra, cibo, energia e acqua) e le innovative soluzione che il paese ha e sta sviluppando per farvi fronte. Un padiglione fortemente tecnologico in cui i temi sono affrontati attraverso una serie di veri e propri cortometraggi (motivo per il quale si formano sempre lunghissime code di attesa).
La spettacolare forma del padiglione (con mura alte ben 12 metri) rievocano sia le stradine mezze in ombra degli insediamenti storici degli Emirati Arabi Uniti che le magnifiche dune di sabbia dei suoi deserti.
4. Polonia:
m
Creato dallo studio 2PM del giovane architetto polacco Piotr Musialowsk, il padiglione della Polonia vuole presentare uno dei prodotti più esportati dell’agricoltura polacca: la mela. La sua struttura, infatti, è completamente realizzata con cassette di frutta, così che tutto l’edificio risulti essere una scatola di grandi dimensioni (o uno scrigno) che nasconde all’interno i gioielli del paese. Tra questi particolarmente spettacolare è il giardino magico: un frutteto polacco ricco di alberi di mele custodito tra pareti specchianti che creano l’illusione di uno spazio vasto e infinito, enfatizzando l’atmosfera magica del luogo arricchita dalla spettacolare opera Maria II di Igor Mitoraj.
5. Padiglione Zero
M
Curato da Davide Rampello e progettato da Michele De Lucchi, il Padiglione Zero apre la visita del Sito Espositivo di Expo Milano 2015. Attraverso un linguaggio immediato il padiglione racconta quanto l’uomo ha prodotto dalla sua comparsa sulla Terra fino a oggi, le trasformazioni del paesaggio naturale, la cultura e i rituali del consumo. Il percorso inizia da un’immensa libreria (simbolo della conoscenza e del sapere) per poi ripercorrere il viaggio evolutivo dell’uomo: dall’invenzione dell’argricultura, a quella dell’allevamento, all’urbanizzazione di spazi vergini, all’inevitabile spreco consumistico (soprattutto per quanto riguarda gli scarti spropositati di cibo) fino al considerare il cibo non più solo un’elemento vivifico, ma anche economico. Alla fine del percorso vengo illustrate alcune delle soluzioni adottate in vari paesi del mondo per produrre cibo in modo responsabile ed ecosostenibile.
☛ All’interno del Padiglione Zero trovi La Conoscenza, scultura in bronzo di Mimmo Paladino.
6. Germania
IL
Sicuramente uno dei padiglioni più tecnologici ed interattivi, il percorso proposto dalla Germania è un viaggio che attraversa le principali fonti dell’alimentazione: suolo, acqua, clima e biodiversità.
All’ingresso al visitatore è consegnato un semplice foglio di cartone ondulato che diverrà una vera e porpria tavoletta multimediale sulla quale, grazie a dei collegamenti virtuali, ciascuno potrà approfondire i contenuti proposti nei diversi spazi che compongono il padiglione.
Divertente anche il piccolo show finale Be(e)active in cui i visitatori, guidati da due giovani musicisti, sono chiamati a riprodurre rumori e suoni della natura.
7. Future food district
m
L’idea di questo distretto dell’alimentazione del futuro (curato da Coop) è di far comprendere ai visitatori, in che modo la filiera alimentare funzionerà nel futuro. Un’ampia gamma di strumenti informatici sarà utilizzata per esplorare la conservazione, la distribuzione, l’acquisto e il consumo alimentare, con particolare attenzione alle scelte individuali di ciascun consumatore e a come queste influenzeranno l’approvvigionamento alimentare privato e commerciale.
Splendida la grafica, il supermercato coop si anima di robot che prendono la frutta al vostro posto, pannelli informativi che si azionano non appena indicate il prodotto che volete comprare (compaioni indicazioni dettagliate su luogo di produzione, impatto idrico, agenti allergeni etc.) e molto altro.
8. Svizzera
m
Il progetto proposto dalla Svizzera è incentrato sulla disponibilità e sulla distribuzione delle risorse alimentari a livello mondiale. Attraverso lo slogan “Ce n’è per tutti?”, il paese invita i visitatori a riflettere sul proprio comportamento di consumo. Il padiglione si compone di scorte di acqua, sale, caffè e mele: una volta arrivati in cima, i visitatori possono servirsi di ciascuno dei beni messi a disposizioni nelle quantità che desiderano. Il nostro consumo è consapevole e coscenzioso oppure no? Se io prendo otto mele, mi rendo conto che le persone che verrenno dopo di me, corrono il rischio di non averne? E, soprattuto, è necessario per me avere otto mele, o me ne basta una?
Man mano che le torri si svuotano, le piattaforme sui cui poggiano si abbassano, modificando l’aspetto del padiglione stesso e permettendo così al pubblico di visualizzare il proprio comportamento in relazione ai consumi.
9. Principato di Monaco
m
Lo spazio espositivo del Principato di Monaco si divide in undici stazioni create con casse da imballaggio, ognuna delle quali rappresenta un diverso tema legato alla protezione ambientale. L’esposizione si focalizza su tre temi principali: la cooperazione (con diversi esempi di progetti sviluppati per aiutare altri Paesi a realizzare gli otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio dell’Onu), la governance (con il supporto ad aziende che sviluppano innovazione nel settore alimentare e alla Monaco Blue Initiative, think-tank di scienziati e industriali a salvaguardia delle aree marine protette) e L’istruzione (con la proposta di politiche educative coinvolgenti e dinamiche).
Il visitatore è chiamato ad agire in prima persona con giochi e contenuti multimediali resi ancor più accessibili grazie alla scelta di una grafica semplice e di immediata fruizione.
10. Belgio
M
Il padiglione del Belgio affronta in modo esemplare i temi della sostenibilità ambientale e dell’innovazione tecnologica.
Al suo interno sono esposti e sperimentati i più sorprendenti ritrovati scientifici e tecnici atti ad affrontare la sfida alimentare.
Dopo una piccola passeggiata tra quelle che sono le attrattive gastronomiche e culturali che la nazione offre, il visitatore è guidato a prendere visione dei metodi alternativi di produzione alimentare proposti dal questa nazione: l’acquaponica, l’idroponica e la coltura d’insetti e alghe. A questo ambiente, organizzato come un grande laboratorio sotterraneo, si accede percorredo una linea del tempo sulla quale sono segnati i catastrofici mutamenti ambientali che si prospettano nei prossimi vent’anni.