La riflessione proposta da Expo 2015 “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, si estende anche all’ambito artistico grazie al coinvogimento di artisti italiani e non che interpretano il cibo non solo come nutrimentimento fisico, ma anche spirituale. Abbiamo deciso di raccogliere qui i padiglioni che, a nostro parere, ospitano opere d’arte che meritano una visita.
1. Igor Mitoraj
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É affidato al Grande toscano il compito di accogliere il visitatore nel padiglione della Polonia terra natia di Igor Mitoraj. Un’arte quella di Mitoraj che nutre lo spirito, grazie alla ripresa dell’armoniosa bellezza promossa dagli antichi, rivissuta però ora con una lucida astrazione mentale che si concretizza nelle nette cesure che conferiscono alle sue sculture un carattere di metafisica atemporalità. All’interno del padiglione un’altra sua scultura – Maria II – viene inserita dentra un giardino segreto: un angolo di pace e tranquillità assoluta nel cuore pulsante dell’esposizione.
2. Wolf Vostell
Energia, è l’installazione dell’artista tedesco (membro del movimento artistico Fluxus) esposta nel padiglione della Caritas. L’opera è composta dalla carcassa di una Cadillac, trivellata da colpi di fucili mitragliatori, circondata da sfilatini di pane avvolti in carta di giornale. Simbolo di un mondo sazio la prima, e di un mondo affamato i secondi, l’opera vuole essere un modo per riflettere sul più grande paradosso di oggi. Ogni filone di pane è avvolto in un giornale su cui è stampata la frase di Vostell “Sono le cose che non conoscete che cambieranno le vostre vite”, messaggio che unisce il senso del bisogno concreto della nutrizione a quell’altra fame spirituale che è altrettanto potente.
3. Vanessa Beecroft
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Collocato all’esterno di Palazzo Italia (soluzione ottimale che permette di evitare le lunghe code per l’accesso al padiglione) l’opera dal titolo Jennifer Statuario è stata realizzata dall’artista nel 2015 e rappresenta il calco (in gesso) del corpo della sorella, schiacciato tra quattro massi di marmo rivestiti di cera blu. La posizione del corpo, capovolto e improgionato, insieme alla mancanza del volto simboleggiano la perdita d’identità e dell’individualità della donna nella società contemporanea. Situazione che viene ancor più accentuata dalla vicinanza con Carpo, statua del I secolo A.C. raffigurante una Hora, divinità legate alle fecondità della terra e forza generativa della Natura.
☛ Negli spazi interni di Palazzo Italia è ospitata l’opera Vucciria di Renato Guttuso.
4. Gianni Berengo Gardin
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Collocati all’estreno del cluster del riso gli scatti di Berengo Gardin illustrano magistralmente il racconto della coltivazione di questo cereale. Come lui afferma: “Voglio illustrare il racconto della coltivazione vera e propria del riso e come vivevano i contadini, come era il paesaggio e per ultimo la cascina, che è il posto più importante. Sono scatti attinti dal reportage il racconto del riso e da raccolte precedenti”.
5. Sebastiao Slagado
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Collocati sia all’estreno, che nel corridoio centrale del cluster del caffè, gli scatti di Sebastiao Salgado indagano la catena di produzione di questa bevanda. Come lui afferma: “Le foto che si trovano qui in mostra ritraggono la gente che produce davvero il caffè. Ci sono circa 24 milioni di famiglie nel mondo che producono il caffè e lo fanno nello stesso modo da cent’anni. Pochissimo è cambiato da allora. Con questa mostra nel Cluster la speranza è quella di motivare le persone a conoscere quel che sta dietro le loro tazzine. (…) Quando beviamo una tazzina di caffè dobbiamo ricordarci che tutti i chicchi, senza eccezione, che hanno composto questa tazzina sono stati toccati dalla mano di qualcuno che li ha coltivati, puliti e selezionati”.
6. Ferdinando Scianna
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Collocati in quattro punti del cluster bio-mediterraneo, gli scatti di Ferdinando Scianna propongono allo spettatore un magnifico viaggio in Sicilia, tra cibo e cultura. Come lui stesso afferma: “Cerco con una quarantina di fotografie di evocare la mia idea di Mediterraneo, attraverso la terra, attraverso il mare, attraverso i riti della famiglia: sono i luoghi dove il cibo, i sapori, i paesaggi della nostra vita si esprimono e danno quella peculiarità al Mediterraneo che ho conosciuto”.
8. Alex Mlynarcik
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Collocate all’ingresso del padiglione della Slovacchia, le opere dell’artista Alex Mlynarcik dal titolo Smorfie d’Artista, sono gli ingrandimenti dei più famosi ritratti realizzati nel XVIII secolo dallo scultore Franz Xaver Messerschmidt.
Le statue originari realizzate piombo, stagno e alabastro, rappresentano diverse espressioni facciali ed emozioni. L’operazione compiuta da Mlynarcik è stata quella di ingrandirle a dismisura, rendedole delle e vere proprie statute, accentuando in tal modo il loro aspetto caricaturale fino ad arrivare all’esasperazione dei sentimenti ad esse collegati.
9. Emilio Isgrò
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Collocata nello spiazzo retrostante l’expo center (sulla sinistra, dando le spalle al decumano) Il seme dell’Altissimo è una scultura realizzata appositamente per Expo 2015 da Emilio Isgrò. Un seme d’arancio (realizzato con marmo di carrara) ingradito un miliardo e cinquecento milioni di volte. Una scultura che esteticamente non colpisce molto, ma simbolicamente risulta vincente: il seme è ciò da cui tutto prende inizio. Afferma infatti l’artista: “Questo seme (il seme dell’arte, il seme della vita, il seme di quel che vuoi) contiene già in sè la teoria di ciò che è o potrà diventare. (…) Non rappresento ciò che, già di per sè è fin troppo vistoso e visibile, e dunque non ha bisogno di rappresentazioni ulteriori. Io, più modestamente rappresento l’invisibile. Il seme che non si vede, ma c’è”.
10. Il tesoro d’Italia
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L’esposizione gratuita curate e voluta da Vittorio Sgarbi, occupa una parte dello spazio che ospita Eataly, azienda leader del mangiare italiano.
L’idea è dimostrare come l’arte in Italia sia stata fortemente caratterizzata dalla biodiversità di partenza delle regioni italiane. Assecondando questo criterio, che privilegia la provenienza territoriale degli artisti, sono state scelte 350 opere che coprono pittura e scultura dal Trecento a oggi, disposte secondo lo schema a quadreria tipico delle esposizioni Ottocentesche. Tra gli artisti presenti in mostra compaiono opere di Perugino, Mantegna, Lotto e Tiziano che dialogano con opere di Boccioni, Morbelli, Savinio, Ligabue e molti altri ancora.
Introduce a questo accennato censimento delle bellezze italiane, il Giardino delle sculture: un’area verde collocata al centro di Eataly che, tra piante tipiche dell’agricultura italiana, ospita statue dei maggior artisti del Novecento tra cui, imperdibile, è la Maternità di Fausto Melotti.
11. Martin Parr
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Collocati davanti al cluster del cioccolato, gli scatti di Martin Parr offrono un’interessante reportage sul mondo del cioccolato (prodotto consumato e venduto in tutto il mondo) osservato con quell’alone kitsch che, da sempre, contraddistingue il suo lavoro.