Michael Bevilacqua, Tiziano Campi, Eyrich von Motz, Indrikis Gelzis, Louis Granet, Derek Mainella
Visitabile fino al 27 luglio alla galleria The Flat Massimo Carasi, Chorus invita lo spettatore a cogliere il dialogo tra le opere e a riflettere sul rapporto tra l’arte e i mezzi digitali. Una mostra costruita su un equilibrio tra materiali e tecniche diverse, che descrive uno spaccato della riflessione artistica contemporanea.
Video di Valeria Corbetta, yourownguide.com
Derek Mainella, Untitled (Lavender Pink Beige Yellow), 2017
Pittura e grafica digitale si confrontano e confondono nelle opere di Derek Mainella. L’artista utilizza la tecnica pittorica classica per riprodurre gli effetti della grafica digitale: trasforma la tela in una superficie bidimensionale, lasciando come unico accenno alla profondità i tagli nella tela, volti a smascherare l’inganno della finzione artistica. Ad una seconda lettura, l’occhio abituato riconoscerà l’ironia sugli strumenti di Photoshop: la griglia quadrettata sgranata utilizzata per modificare un’immagine in trasparenza, il colore cangiante e la forma stilizzata della fiamma della sigaretta, che riproduce il segno tratteggiato dall’utilizzo del mouse. L’effetto delle opere genera nello spettatore un cortocircuito tra l’immagine pittorica e l’immagine digitale, con lo scopo di far riflettere sul ruolo della pittura nella contemporaneità.
Louis Granet, Stiu Mzre, 2018 (dettaglio)
Una vasta paletta di colori acidi e una pittura priva di sfumature si ritrovano nelle tele di Louis Granet. I soggetti sono quasi irriconoscibili, tratti da fonti basse: sacchetti, forse spazzatura, sfondi di muri e marciapiedi diventano occasioni per un’esplosione di colori e per una descrizione grafica vicina al linguaggio del fumetto e della street art.
Eyrich von Motz, Bling Brutalism, 2018
Eyrich von Motz, Bling Brutalism, 2018 (dettaglio)
Eyrich von Motz, Bling Brutalism, He Man, 2018
Come in un coro si genera un botta e risposta, così le sculture di Erich Von Motz fanno da contrappeso alle tele pittoriche. Rimane il tema delle tecniche contemporanee di creazione dell’immagine, ma l’attenzione questa volta viene puntata sul mezzo fotografico. Sculture realizzate a partire da materiali grezzi, sfruttano tutte le potenzialità espressive intrinseche del cemento e della pellicola fotosensibile: un ossimoro tra il materiale opaco, rigido e la mutevolezza di colori e luci. I materiali diventano essi stessi opera d’arte.
Eyrich von Motz, Cloud, 2018 (dettaglio)
L’ironia e l’inganno della percezione si ritrovano in “Cloud”, che confonde i sensi, con i suoi blocchi di cemento uniti da un tessuto sintetico, di cui mai si sospetterebbe la leggerezza e l’elasticità. Si tratta di un equilibrio tra contrappesi, che può ben riassumere lo spirito della mostra. Lo stesso equilibrio tra opposti viene riecheggiato da Indrikis Gelzis, che utilizza ferro battuto e tessuto per dare consistenza scultorea a composizioni lineari e alla leggerezza di colori sfumati.
Tiziano Campi, Wizmodwu non ha fatto il militare in Marina, 2018
Uniche opere figurative, i totem di Tiziano Campi, che danno un aspetto e un volto alle bandiere nazionali, simboli di lotte, identità, ma anche di egoismi e divisioni. L’artista, attraverso maschere di cera o di tela, cerca di restituire spessore umano ai simboli piatti e bidimensionali delle bandiere nazionali. Accade così che, a dispetto di ogni distinzione, diversi paesi vengono accomunati da un unico totem, un archetipo dell’uomo al di là della politica e delle bandiere.
Michael Bevilacqua, The Birds, 2018 (dettaglio)
L’accenno alla musica introdotto dal titolo “Chorus” diviene soggetto esplicito nelle opere di Michael Bevilacqua, che come di consueto inserisce nei suoi lavori delle contaminazioni e riferimenti espliciti alla musica. Sulle tele compaiono stampe di schermi cellulari, con icone e copertine di album musicali. Gli strumenti digitali che sono diventati tramite per la riproduzione musicale, entrano nell’opera ad un livello quasi letterale.
Michael Bevilacqua, Tolteque Head Idioitic, 2018
Ogni opera risponde con il proprio linguaggio ai medesimi temi: il digitale, la grafica e la pittura, e concorre a creare una mostra strettamente coerente e stimolante, un coro contemporaneo, elettronico e digitale, che cattura la percezione e la inganna con ironia.
Derek Mainella, Untitled (In the Garden), 2017
Indrikis Gelzis, Trial De Headack, 2018
Tiziano Campi, Rubicondo, 2018
Tiziano Campi, Oriundo, 2018
Derek Mainella, Untitled (Afterhours), 2018
(Foto dell’articolo di Valeria Corbetta e Alessia Ballabio, yourownguide.com)