Scade il 29 MAR 14
«[l’arte di Grossberg] sta (quasi) tutta dalla parte del ferro e della nuova bellezza evocata tanto dalle architetture industriali e razionali, quanto dalle macchine in sé»
(Antonello Negri, Carl Grossberg, catalogo della mostra, Galleria Milano, Milano 2014)


Alla Galleria Milano fino al 29 marzo è possibile ammirare nelle accoglienti sale dai soffitti affrescati, i disegni e i dipinti del pittore tedesco Carl Grossberg esponente della Nuova Oggettività, esposti per la prima volta in Italia. L’evidente formazione architettonica deriva dai suoi anni di frequentazione della facoltà di architettura ad Aquisgrana e a Darmstadt, interrotti dall’arruolamento durante la Prima Guerra Mondiale.
Nel 1918 l’artista riprende gli studi a Weimar al Bauhaus e negli anni Venti intraprende viaggi di studio nella Germania Meridionale fino a Würzburg, una zona prettamente industriale che influenzerà la sua pittura e il suo avvicinamento all’estetica della macchina. Negli anni Trenta riceve importanti commissioni da parte delle aziende per pubblicizzare la propria attività, questo interesse lo porta a dedicarsi a un progetto personale – l’Industrieplan – che intendeva documentare, attraverso quadri e disegni, le più grandi industrie e aziende tedesche.
L’attività artistica di Grossberg può essere ricondotta al gruppo chiamato “Realismo magico” che in Germania era il movimento più aperto alle influenze della corrente italiana “Valori Plastici” (dall’omonima rivista di critica d’arte nata a Roma nel 1918), di cui ammirava il classicismo metafisico dai toni positivisti. Un tono purista, il suo, che si affidava quasi cecamente al progresso e allo sviluppo tecnologico industriale che in quegli anni caratterizzava la Germania e tutta l’Europa, ma che l’arte spesso rifiutava e osteggiava. Un approccio, quello dell’artista, in netto contrasto con l’espressionismo tedesco e la stessa Nuova Oggettività Verista di George Grosz e Otto Dix, estremamente critica e fortemente emotiva, dalle tensioni espressive grottesche.
È dunque nella semplice e ordinata geometria delle linee a matita dei macchinari, negli studi cromatici – derivanti dalla scuola del Bahuaus – delle superfici cromate delle fabbriche e delle abitazioni degli operai, nella ricerca estetica celata nel lettering delle réclames che ricoprivano i muri delle case, che l’artista esprime il suo genio, aprendo molti spunti per i movimenti futuri. L’artista, infatti, è estremamente lungimirante per i suoi tempi, i suoi quadri sono un vero e proprio ponte verso il surrealismo e la Pop Art americana, con echi addirittura post moderni nelle architetture dai toni classici e dai colori accesi; negli anni Sessanta, infatti, viene riscoperto dopo un periodo di oblio, incontrando a pieno il gusto dell’epoca.
Grossman è alla ricerca di una stabilità apparente nel difficile periodo tra le due guerre, una fiducia nel progresso e nell’umanità che andò a dissolversi a seguito della sua esperienza nella Seconda Guerra Mondiale sui fronti polacco e francese: «Un anno di guerra mi ha cambiato […] se dovessi sedere ancora una volta al cavalletto i miei lavori non sarebbero più un inno ai nostri tempi e alla vita, ma cupi. L’avevo sempre temuto», confida in una lettera all’amico Justus Bier l’anno della sua morte.

Carl Grossberg. La visionarietà oggettiva di Carl Grossberg Galleria Milano via Manin 13 – via Turati 14 – 20121 Milano Tel./Fax 02.29000352 – 02.29003283 Orari: da martedì a sabato dalle ore 10,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 20,00 http://www.galleriamilano.net |
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