Uno degli spazi più suggestivi della nuova Fondazione Prada è indubbiamente il Bar Luce, progetto dal regista Wes Anderson e ambiente che ricrea l’atmosfera di un tipico caffè della vecchia Milano sia nell’arredamento che nella selezione dei liquori offerti, molti dei quali sono difficilmente reperibili nella grande distribuzione.
L’edificio che lo ospita mantiene una serie di strutture in acciaio a vista applicate alle pareti portanti che forniscono un rinforzo strutturale permettendo di conservare le superfici, quali il soffitto a volta che qui riproduce in “miniatura” la copertura in vetro della galleria Vittorio Emanuele, uno dei luoghi simbolo di Milano. Altri elementi chiave della galleria trovano spazio nella parte superiore del bar, in una sorta di schema decorativo.
Quanto agli arredi, le sedute, i mobili di formica, il pavimento, i pannelli di legno impiallacciato che rivestono le pareti e la gamma cromatica ricordano la cultura popolare e l’estetica dell’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta, a cui Anderson si è già ispirato per il cortometraggio Castello Cavalcanti del 2013. Tra le altre fonti iconografiche vi sono in particolare due capolavori del Neorealismo italiano, entrambi ambientati a Milano: Miracolo a Milano (1951) di Vittorio De Sica e Rocco e i suoi fratelli (1960) di Luchino Visconti.
Al bar, pensato per divenire un punto di incontro aperto al pubblico e fulcro della vita di quartiere, si accede anche da un ingresso su via Orobia, indipendente rispetto a quello della Fondazione Prada.
Texano di adozione newyorkese, Wes Anderson ha studiato filosofia all’università del Texas, doveconosce l’amico e attore Owen Wilson, co-sceneggiatore dei suoi primi tre film. Esordisce nel mondo del cinema nel 1994 con il corto Bottle Rocket, diventato poi un lungometraggio dal titolo Un colpo da dilettanti (1996). Nel 1998 attira l’attenzione della critica con Rushmore, ritratto dolceamaro e in parte autobiografico di un adolescente ipercreativo, immaturo e capriccioso. Tra i film più celebri Darjeeling Limited, del 2007 presentato al Festival di Venezia, preceduto dal romantico cortometraggio Hotel Chevalier, ideale prologo del film.
La sua galleria di personaggi eccentrici e stralunati popola un mondo originale e tragicomico illuminato dai colori accesi dei disegni infantili e nostalgicamente accompagnato da canzoni degli anni Sessanta e Settanta.
Dopo il tuffo tutto personale nella stop motion con il racconto di Roal Dahl (Fantastic Mr. Fox), Wes Anderson torna a raccontare col suo tocco inconfondibile una storia infantile ambientata negli anni Sessanta in Moonrise Kingdom, film che ha aperto il Festival di Cannes 2012. Un altro festival, quello di Berlino 2014, vedrà in apertura la sua ultima creazione, The Grand Budapest Hotel, ambientato alla fine degli anni Venti. Il film è come di consueto una commedia che fa della caratterizzazione dei personaggi il suo punto di forza.
Sebbene i film del cineasta americano siano spesso composti da un susseguirsi di “quadri” simmetrici secondo Anderson:
“Non c’è una prospettiva ideale per questo spazio (Bar Luce n.d.r.). Dal momento che è stato pensato per essere ‘vissuto’, dovrebbe avere molti posti comodi dove sedersi per conversare, leggere, mangiare, bere… Credo che sarebbe un ottimo set, ma anche un bellissimo posto per scrivere un film. Ho cercato di dare forma a un luogo in cui mi piacerebbe trascorrere i miei pomeriggi non cinematografici.”
Bar Luce, dettagli. Foto di Shauna Haider
Bar Luce
Largo Isarco 2,
Milano