Didascalia/Caption

 Il PAC  di Milano presenta la prima retrospettiva di Alberto Garutti artista poliedrico che dalla seconda metà degli anni Settanta studia il rapporto tra l’opera d’arte e il committente, lo spazio urbano o ambientale,  il pubblico e l’artista stesso. La mostra dal titolo Alberto Garutti. Didascalia/Caption riunisce le storiche creazioni dell’artista lecchese e i progetti contemporanei, alcuni dei quali sono opere site specific, concepite appositamente per il Padiglione d’Arte Contemporanea.

MAXXI, Roma 2009
MAXXI, Roma 2009

In principio si viene accolti dalla scritta “In queste sale 28 microfoni registrano tutte le parole che gli spettatori pronunceranno. Un libro a loro dedicato le raccoglierà“, è in questo modo che Garutti instaura fin da subito un contatto forte con il visitatore/attore dello spazio espositivo che esplora e allo stesso tempo “recita” consapevolmente – avendo firmato la liberatoria – un ruolo attivo nell’happening, commentando i lavori, sussurrando o discutendo di tutt’altro. I modellini della prima sala che raccontano opere pubbliche in diverse città italiane ed europee, diventano in questo modo protagonisti di una nuova storia, che analizza il concetto stesso di fruizione dell’arte.

L’esposizione entra in stretta relazione con la mostra Fuoriclasse. 20 anni di arte italiana nei corsi di Alberto Garutti, la collettiva organizzata alla vicina GAM (Galleria d’Arte Moderna) di Milano, conclusasi il 9 dicembre 2012, che testimonia l’importanza che l’artista attribuisce alla didattica attraverso i lavori di 60 artisti, suoi ex allievi dell’Accademia delle Belle Arti di Brera.

La mostra è caratterizzata dall’analisi semantica e sociale della didascalia come mezzo di diffusione delle opere al pubblico e come “meccanismo attivatore” di relazioni tra lo spettatore e i contenuti dell’opera e non ultimo con l’artista stesso, al centro dello spazio espositivo è allestita infatti un’opera pensata su misura per il PAC, Didascalie (2012) dove Garutti si sacconta attraverso le didascalie dei propri lavori, trascritte su fogli colorati impilati come giganteschi post-it, invitando (attraverso annotazioni sul muro) il visitatore a raccogliere i fogli di carta esposti e portarli con sé.

L’esposizione si apre a una molteplicità di linguaggi, dalla fotografia all’architettura, dalla scultura, all’istallazione, dal disegno al suono, dal video alla pittura, con opere in grado di instaurare dialoghi a più livelli con le differenti tipologie di pubblico. L’artista elabora una visione molto personale dell’arte concettuale che si inserisce nello spazio sociale a partire dalla metà degli anni ’90 con efficaci progetti di arte pubblica in Italia e in Europa.

Alzando lo sguardo scorgiamo un manifesto che racconta l’opera Ai Nati Oggi (Istanbul) realizzata in vari centri urbani dal 1998 al 2005 dove alcuni lampioni disposti in aree pubbliche sono stati collegati attraverso dei sensori ai reparti maternità per far sì che la nascita di ogni bambino venisse segnalata con l’intensificarsi della luce.

Stanza 402, Hotel Palace, Bologna 1993
Patriarshy Bridge, Moscow 2011

Proseguendo negli ambienti luminosi del PAC si giunge alla sala 3 attirati da canzoni italiane degli anni ’30 ’40, queste melodie – riunite in un cd esposto in mostra – sono state scelte dagli anziani della città di Valmontone (Roma), per un’installazione che trae ispirazione da una vicenda storica risalente alla Seconda Guerra Mondiale quando 400 abitanti si rifugiarono, a seguito dei bombardamenti, nel Palazzo Doria Pamphilij. Garutti ha allestito nel 2000 una sala del palazzo che in periodo di guerra veniva utilizzata dai giovani per ballare e collegando ad alcuni altoparlanti dieci sensori attivati dal movimento dei visitatori nella stanza, racconta attraverso le note delle musiche di un tempo, l’atmosfera unica e le emozioni di quel difficile momento storico.

Proseguendo troviamo un’opera dedicata a Milano il Cristallo Rosso (1995), dove Garutti affronta il tema a lui caro della città che entra in casa, dalle radici storiche futuriste, in chiave minimalista.

«Abitavo in un piccolo appartamento con grandi finestre davanti a una casa rossa. Quando c’era il sole la mia stanza si illuminava di un colore rosa molto luminoso che la rendeva allegra»

Alberto Garutti

Piazza Diaz e Piazza Indipendenza, Casarano 2003
Vrijdagmarkt, Gent 2000 – Sint-Veerleplein, Gent 2001

Proseguendo al secondo piano si incontra la serie di opere Matasse (1997-2004) una fila di grandi gomitoli di nylon arrotolati attorno a cilindri di cartone e posati ciascuno in una bacheca; ogni matassa è accompagnata da un’annotazione riportata a mano all’interno della bobina centrale a indicare la lunghezza di ciascun filo colorato. Si tratta per la maggior parte di misure che indicano la distanza che separa la casa dell’artista dal luogo dell’esposizione per cui sono state concepite le opere o l’abitazione del committente.

In occasione della mostra è stata inaugurata Egg la prima installazione d’arte permanente dell’artista a Milano, realizzata in Porta Nuova all’interno della Piazza disegnata dall’architetto argentino César Pelli con la collaborazione del paesaggista italiano Land.

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SCADE IL 03 FEB 13
Alberto Garutti, Didascalia/CaptionPadiglione d'arte contemporanea
via palestro 14, Milano
Martedì - Domenica: 9.30 - 19.30
Lunedì 14.30 - 19.30
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